- Paesaggi dell’anima
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Per entrare nella dimensione della poetica di Fiorella Limido, crediamo sia interessante, soprattutto dopo
la stagione del concettuale, muovere da alcune annotazioni che accompagnano le sue opere poiché sono
indice di una lucida capacità riflessiva intorno al proprio fare ed a un nucleo tematico omogeneo.
Scrive dunque la giovane artista formatasi all’Accademia di Como: "La terra è l’elemento base
della mia ricerca artistica". Dunque è la grande Madre primordiale, la terra, generatrice di
tutti gli esseri, e quindi intesa quale natura naturans, ad essere foriera di immagini. Vale di
conseguenza per la Limido quanto già indicato da Cézanne in una lettera del 1904: "La
sensazione forte della natura è la base necessaria di ogni concezione artistica". Sensazione
nel senso, ancora romantico, di una visione trasfigurata dal sentimento di esistere stratificando le
diverse esperienze della realtà. Pertanto quelli della Limido sono paesaggi, per quanto si distanzino
dalla tradizione rappresentativa del genere. Il soggetto, infatti, si dissolve, il disegno scompare, l’insieme
si stempera in pennellate eteree e luminose, di aria e luce, avendo come supporto la carta che consente
trasparenze altrimenti impensabili.
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Resta solo la linea dell’orizzonte -anche se a volte è solo un vago richiamo nel liquefarsi alla Rothko
delle masse cromatiche- quale essenziale punto di riferimento attorno cui costruire l’immagine. Linguisticamente
indica l’intenzione dell’artista di assegnare, nonostante tutto, all’opera una struttura, di attribuirle una
forma, per quanto instabile, considerando il suo lento affiorare dai reconditi recessi dell’Io, una forma che
crei delle corrispondenze, per assonanza, fra visione e moti dell’anima. E l’anima era nell’antichità
intesa quale soffio, respiro, vita.
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Ma l’orizzonte assume nel caso della Limido anche una pregnante valenza simbolica. Il termine è di
origine greca e sta etimologicamente a significare "circolo delimitante"; racchiude, definendo e
segnando. Nei dipinti dell’artista non rappresenta solo quella linea ideale che è il limite del nostro
sguardo, bensì il fronte di demarcazione fra visibile ed invisibile, fra realtà esterna e
dimensione interiore, fra mondo terreno ed universo sovrasensibile.
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Nella cultura classica il poeta è cieco –Omero insegna- perché non potendo rivolgersi al visibile
tratti dell’invisibile, non racconti il presente, ma parli di un tempo senza tempo. Ugualmente la Limido
cancella dalle sue opere ogni riferimento al reale, ogni richiamo al contingente, ogni elemento riconoscibile.
La sua è una pittura di puro colore, di gradazioni tonali con risonanze psicologiche, di superfici
fluttuanti e sfumate come i ricordi, una pittura che disegna quella geografia del profondo in cui si depositano
le nostre relazioni con il reale. Sempre in bilico fra figurazione ed astrazione, le immagini rimangono sempre
connotate da un fascino ambiguo e seducente, come sospese in uno spazio atemporale, magici paesaggi in continua
metamorfosi. Come la nostra vita.
- Prof. Giuseppe Bonini
- Il Cromatismo delle emozioni
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"…L’anima immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va
errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe se la sua vista si estendesse da per tutto,
perché il reale escluderebbe l’immaginario".
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Questo piccolo frammento de "Lo Zibaldone" leopardiano serve ad introdurre il mondo indefinito
dell’immaginario personale, per condurci là dove i limiti materiali si annullano per consentire all’esistenza
di estendersi all’infinito e navigare oltre i confini della materialità contingente.
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In quell’immaginario poetico, spazi, sostanze e luci si distaccano completamente dalla realtà, e, trasfigurati
dall’arte, diventano inedita espressione dell’essere vita restituita alle forme originarie.
Nelle opere di Fiorella Limido emerge una sorta di rimpianto, forse sotteso desiderio a lungo represso, anelito
indefinibile che, improvvisamente, avverte la necessità di comunicare con l’esterno per esprimere emozioni
verbalmente non traducibili.
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La voce dell’io si dispiega invece naturalmente sulle superfici di carta e trova spazi ideali per concretizzarsi in
visione comunicativa compatta, tramite la delicata materia pittorica, plasmata da dense pennellate di colore.
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La visione che ne deriva, risultanza di un’operazione tecnicamente consapevole ma emotivamente inconscia, appare
inquietante e serena al tempo stesso: luoghi indefiniti senza case, elementi senza contorni, paesaggi informali si
svelano in un’alternanza di stesure cromatiche ed effetti di luce a significare tenere emozioni e agognate evasioni.
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Il colore, nella funzione plastico-costitutiva, sottostando ai dettami della lezione informale, assegna alle intuizioni
dell’artista sembianze inedite e si dispone come elemento strutturale a formare qualsiasi soggetto, che pur attinto e
collocato in una dimensione onirica, si carica ed assume forme reali.
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Le scarne linee di forza, che denotano tuttavia una gestualità controllata e meditata, trovano rispondenza
incisiva e tonale nelle zone di intervento a colore dilatato, attraverso le quali l’artista, proprio perché rifugge
la riproduzione fedele del dato naturalistico-accademico, si ritrova ad esprimere la propria interiorità, tramite
un gesto informale proteso a privilegiare l’affermazione della luce.
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Come ogni artista, anche Fiorella affida, inconsapevolmente, alle proprie tele un po’ di sé, delinea una sorta di
biografia segreta, inedita, sconosciuta alla coscienza, svela, nella peculiarità del suo linguaggio colorato, la
presenza di uno stile e di una grafia pittorica sorprendente negli effetti complessivi, proprio perché derivante
dalla rappresentazione inedita del suo personalissimo immaginario poetico.
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Così, i pensieri, le emozioni, le percezioni, le fantasie si materializzano attraverso trame e campiture cromatiche
apparentemente semplici ma certamente capaci di forte incidenza emotiva.
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La voce dell’io si dispiega invece naturalmente sulle superfici di carta e trova spazi ideali per concretizzarsi in visione
comunicativa compatta, tramite la delicata materia pittorica, plasmata da dense pennellate di colore.
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Si prospettano scenari, composti da stesure di colori sovrapposti su uno sfondo solitamente monocromo, contraddistinti
da tinte terrose; si individuano paesaggi quasi indefiniti, che, attraverso una calibrata concertazione tra i vari registri di
contrasto delle luci e delle ombre, potenziati dalla forza comunicativa del gioco sinuoso delle forme condensate dalla
sostanza pittorica, improvvisamente, acquistano lo straordinario potere di raccontare e tramandare l’inenarrabile
esperienza dell’essere finalmente vita.
- Prof. Giuseppina De Maria
- OLTRE L’APPARENZA
- Paesaggi dell’anima dai colori vivi e sinceri: L’Arte di Fiorella Limido va diritto al cuore
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Atmosfera, colore e immaginazione sono tra i principali ingredienti che stanno alla base della pittura e dell’Arte
contemporanea. Ed egrave; proprio su questi tre importantissimi aspetti che si sviluppa l’opera di Fiorella Limido.
Uno dei grandi pregi dell’artista lombarda, è infatti proprio quello di saper imprimere sulle tele cieograve; che si
cela dietro l’apparenza delle cose, mettendo a nudo la realtà di quello che solo la nostra anima è in grado
di vedere.
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Questo piccolo frammento de "Lo Zibaldone" leopardiano serve ad introdurre il mondo indefinito
dell’immaginario personale, per condurci là dove i limiti materiali si annullano per consentire all’esistenza
di estendersi all’infinito e navigare oltre i confini della materialità contingente.
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Paesaggi astratti e a tratti surreali, realizzati mediante una particolare tecnica a strati, vengono proposti secondo uno
schema nato da un’immaginazione e un sentimento non comuni a tutti, ma propri di persone particolarmente sensibili a
ciò che il mondo reale cerca di nascondere.
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Non solo, Fiorella Limido non si limita solo a estrapolare la vera natura delle cose, ma ad interpretarla secondo uno schema
– se di schema si vuole parlare – dettato dall’istinto e dall’intenzione di cogliere al meglio la vera essenza della vita.
- Tratto dal numero 2- Anno 2009 aprile-maggio-giugno Trimestrale di Arte Cultura e Attualità ARTE e SENSI.
- OLTRE LO SGUARDO
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Il paesaggio si trasfigura: la creazione degli strati di colore che si stendono sulla tela in modo uniforme a volte lasciando affiorare
le pennellate sottostanti, la composizione apparentemente casuale ma in realtà preordinata e sorvegliata in ogni passaggio, anche nelle
colature predeterminate, l’accostamento di ritagli di carte colorate alle pennellate, tutto ciò dovrebbe far pensare ad una pittura
bidimensionale, astratta e concettuale in cui solo il colore è protagonista con un deciso richiamo alle opere di Rothko.
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Un colore forte e importante che costruisce e definisce completamente l’immagine, eppure è indubitabile che certe scelte cromatiche
più chiare, al centro del dipinto che evocano l’orizzonte, l’andamento curvilineo di alcune campiture, il taglio orizzontale delle
opere, la strutturazione delle proporzioni tra le varie strisce di colore, tutto ciò non può non suscitare nello spettatore il senso
del paesaggio.
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Paesaggi immaginari, privi di riferimenti concreti, brani di paesaggio che mostrano una terra senza natura, senza abitanti, senza animali.
Inutile chiedersi dove si potrebbero incontrare questi luoghi se non dentro l’artista, si tratta infatti di frammenti di un paesaggio
interiore che però si specchia nel ricordo di paesaggi reali fatti di terre, di rocce e di cielo, affascinanti nel loro silenzio.
- Prof. Bruno FASOLA